Il Ju Jitsu (柔術, jūjutsu) è un’arte marziale giapponese di cui si hanno notizie fin dal XVI secolo, sebbene le sue origini risalgano ancora più indietro nel tempo.
Il nome jujitsu deriva dal termine “jū” il cui significato può essere tradotto con “cedevole” o “flessibile” e “jutsu” che significa “arte” o “tecnica”.
Il principio base del jūjutsu è l’impiego della minima dose di forza necessaria nel momento più appropriato per prevalere sull’avversario utilizzando la sua stessa forza a proprio vantaggio.
Narra una leggenda che un medico giapponese: Shirobei Akiyama, secoli fa, dopo aver studiato varie tecniche di combattimento, non contento dei risultati ottenuti decise di ritirarsi a meditare per 100 giorni nel tempio Daifazu per pregare il dio Tayuin in modo da poter migliorare.
Durante l’inverno egli notò che la neve con il suo peso aveva spezzato i rami di molti alberi anche robusti, mentre un salice non aveva subito alcun danno, questo perchè i suoi rami flessibili avevano ceduto sotto il peso della neve liberandolo e permettendogli di riprendere l’aspetto originario come se nulla fosse accaduto.
Questo fenomeno rese chiaro ad Akiyama il principio della “non resistenza” che egli applicò alle tecniche da lui conosciute fondando la scuola di JuJutsu “Yoshin Ryu” (scuola dello spirito del salice) che opera da oltre 400 anni ed è una delle più antiche scuole di JuJitsu attualmente esistenti.
Anticamente il jūjutsu veniva praticato dai guerrieri giapponesi, i “bushi”, ed era utilizzato per ottenere l’annientamento fisico dell’avversario, anche mortale, a mani nude o con l’uso di armi.